L’acquamarina, la più importante tra le pietre semipreziose, è la varietà del berillo di colore azzurro-verdolino chiaro la cui etimologia è ovviamente riferita al colore dell’acqua di mare.
Particolarmente pregiate sono le gemme tendenti all’azzurro, colore che va osservato attraverso la loro trasparenza, e il cui valore di mercato è direttamente proporzionale all’intensità della loro colorazione. Inoltre firma di autenticità è secondo gli esperti, l’improvviso raggio o lampo verde appena sfumato che la pietra presenta sotto un forte fascio di luce.
La gemma, che la leggenda vuole indossata dalle sirene, secondo gli antichi autori oltre a sventare le insidie dei nemici e a mantenere “la concordia tra i conniugi”, era efficace contro diverse infermità e , ridotta in polvere impalpabile, guariva principalmente le malattie degli occhi; portata al dito conferiva e infondeva speranza a chi era vittima di disgrazie :il suo colore simile al cielo era fonte di illuminazione. Era considerato inoltre simbolo di carità,, misericordia, magnanimità e povertà terrena” per fare acquisto della celeste ricchezza spirituale”.
Il suo impiego in gioielleria è abbastanza recente: un secolo o poco più.
Prima era conosciuta solo dai Russi che avevano estesi giacimenti negli Urali e in Siberia. In seguito anche negli Usa avrebbero fornito in abbondanza acquemarina di notevole purezza. Il gioiello più famoso risale al 1950, si tratta di un portacipria a forma di cuore con un eccezionale acquamarina incastonata che un famoso duca di origine siciliano, Fulco Santostefano di Verdura, collaboratore di Chanel e proprietario di un affermato laboratorio orafo a New York, nella Fifth Avenue, aveva creato in oro bianco per Wills Warfield Simpson, moglie di Edoardo VIII d’Inghilterra.